Quando si pensa al vino per eccellenza, l’immaginazione di solito corre subito allo champagne? Per una volta, però, vale la pena di essere un po’ campanilisti e rendersi conto del fatto che non è necessario per forza spostarsi in Francia per avere la possibilità di assaporare un vino buono. Il nostro Paese, infatti, è un territorio di riferimento in tutto il mondo per la produzione di vini, e basta approfondire la conoscenza delle proposte delle varie regioni per rimanere sorpresi dalla qualità delle bottiglie su cui possiamo contare. L’enoteca Bibentes, per esempio, offre l’opportunità di conoscere e acquistare i migliori vini italiani online, mettendo a disposizione un catalogo ricco e variegato, sempre aggiornato, in grado di andare incontro ai gusti più diversi.

 

Alcune alternative italiane

Il prosecco è da sempre considerato una valida alternativa rispetto allo champagne, ma forse è arrivato il momento di pensare che sia lo champagne un’alternativa rispetto al prosecco. Al di là delle questioni nazionalistiche, comunque, può essere utile approfondire la conoscenza di questa eccellenza italiana, che potrebbe addirittura essere inserita nel novero dei patrimoni mondiali dell’umanità protetti dall’Unesco. Il prosecco può essere ottenuto solo dal vitigno omonimo e viene realizzato, in genere, con il metodo Charmat (è prevista, in ogni caso, la possibilità di mescolarlo con lo chardonnay o con oltre il 15 per cento di uve locali – bianchetta, perera e verdiso).

Sono tre le tipologie di prosecco in cui ci si può imbattere sul mercato: quello secco è il brut, ma ci sono anche l’extra dry, che è medio, e il dry. Quest’ultimo, a differenza di ciò che sarebbe lecito immaginarsi, non è secco ma piuttosto dolce. Accostare le bollicine italiane alla grandeur dello champagne non deve essere considerato un atto di coraggio o di imprudenza: è ovvio, invece, che il prosecco non ha niente da invidiare alla produzione francese.

Ma ci sono anche molte altre bollicine nostrane a cui si può far riferimento in tal senso: si pensi, per esempio, al Pignoletto Frizzante di Orsi San Vito, caratterizzato da un sapore sapido e definito dall’etichetta che lo accompagna fitto come la nebbia in inverno. Le bolle di grandi dimensioni e la materia densa sembrerebbero dare ragione a questa similitudine. Oppure si potrebbe puntare sul Lambrusco di Sorbara Radice, che abbina un sorso leggero a una tagliente acidità: il consiglio è di accompagnarlo con dei formaggi o con dei salumi. Il Verdiso Frizzante sui lieviti è un’altra proposta di classe, saporito e leggiadro, con sapore di fiori di campi.

 

Il prosecco, eccellenza italiana

Ma torniamo al prosecco. Conegliano Valdobbiadene è la zona di produzione più vocata, e non è un caso che, come Barolo e Brunello di Montalcino, abbia ricevuto il riconoscimento di Docg. Una sorta di grand cru è la zona di Cartizze, invero piuttosto piccola: poco più di un centinaio di ettari da cui proviene un prosecco tanto intenso quanto ricco, impreziosito da un bouquet di profumi estremamente potente. Ma per quale motivo bisognerebbe pensare al prosecco come a un sostituto eccellente dello champagne? In primo luogo per una questione di costi, anche se a parlare di prezzi si corre il rischio di risultare poco eleganti.

Eppure è così, perché di certo le etichette di prosecco migliori non hanno prezzi molto più elevati rispetto a quelli delle altre: per lo champagne si potrebbe dire la stessa cosa? Volendo menzionare qualche esempio, si potrebbe spaziare dal Casa Coste Piane di Loris Follador al Pas Dosè metodo classico di Silvano Follador, ma sarebbe un delitto negare una citazione anche al Vigneto Giardino di Adami, così come al Col dell’Orso di Frozza.

 

Prosecco e Champagne a confronto

Forse il prosecco è un vino mainstream, ma non per questo ci si deve vergognare di sceglierlo e di berlo: ormai è di moda non essere di moda, e invece ogni tanto vale la pena di afferrare saldamente la tradizione. D’altra parte, anche The Economist qualche anno fa aveva parlato del prosecco come principale alternativa rispetto allo champagne: un riconoscimento di carattere internazionale, insomma, grazie a cui lo spumante italiano ha ottenuto un’impennata di celebrità in tutto il mondo. Ma a ben vedere da noi non è che il prodotto francese attiri più di tanto: le statistiche rivelano che solo 1 italiano su 50 sceglie lo champagne per il brindisi di fine anno.

E non è difficile intuirne il motivo, perché il rapporto qualità prezzo è nettamente più favorevole al prosecco, mentre i costi del concorrente transalpino schizzano alle stelle, forse più per giustificare la fama di un prodotto elitario che non come conseguenza di una vera e misurabile eccellenza. Ogni anno in Italia si producono circa 300 milioni di bottiglie di spumante, ed è curioso notare che tra i Paesi che le richiedono di più ci sono la Germania, gli Stati Uniti e il Regno Unito. La Spagna e la Russia fanno registrare, comunque, numeri in crescita: come dire che anche all’estero si sono resi conto che ogni tanto lo champagne può essere sostituito da altro.